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    IL MIO TERZO BALLO
MARCUS CLARK da
TRADOTTO da



Il primo ballo della mia vita fu un incubo. Fu come quella volta che accettai di recitare "I Cavalieri della Tavola Rotonda" all'assemblea scolastica. Mi dissero di impararla tutta a memoria. E lo feci. Credetemi. Ma quando mi trovai in piedi di fronte all'intera scuola, tutto ciò che riuscii a ricordare fu il titolo, che recitai a voce alta e chiara: LA TAVOLA DEI CAVALIERI ROTONDI. La Professoressa d'inglese, sempre spiritosa, voleva sapere se avevo intenzione di sconvolgere l'intera opera o solo il titolo. La mia risposta fu sommersa dalle grasse risate di tutta scuola.

Il mio primo ballo andò così. E se avessi chiesto a qualche ragazza di ballare e lei si fosse rifiutata davanti a tutta classe? Così scelsi una racchia alla quale nessuno mai avrebbe rivolto la parola.

Mi strillò: "STAI SCHERZANDO! NON SONO CERTO COSI' DISPERATA!"

Il vero problema fu che lo disse proprio nel momento in cui l'orchestra di colpo smise di suonare; la sua voce riempì il silenzio, echeggiando da una parte all'altra della sala, e tutti cominciarono a fissarmi con sorrisi di compatimento..Verso la fine della serata, Joannie Roberts annunciò che avrebbe ballato con tutti i ragazzi. Quando venne il mio turno – l'ultimo – mi sembrava che tutti ci stessero guardando. Joannie mi portò sulla pista, e le mie dita dei piedi si raggomitolarono in due palline che mi immobilizzarono le scarpe al pavimento, come se fossero incollate. Non riuscivo a muovermi. Era come se stessi indossando quelle antiquate mute da sub con i pesi di piombo alle caviglie. Meglio non parlare più del mio primo ballo, perché in realtà vorrei parlarvi del mio terzo ballo.

Fortunatamente per me avevo un amico, una di quelle persone che hanno una risposta per ogni cosa. Non ho mai capito come queste persone conoscessero già tutto a soli diciotto anni. Forse Zack aveva qualche enciclopedia passatagli dai fratelli maggiori. Mi assicurò che il mio problema si poteva risolvere facilmente. Ero troppo teso. Ciò di cui avevo bisogno, disse, era un goccio di ruhm prima del ballo.

Così al secondo ballo stavo seduto nella macchina di suo fratello, fuori dalla sala e mi scolai un bicchierino di un miscuglio disgustosamente mozzafiato. Nessun effetto. Ne presi un altro sorso. Zack stava perdendo la pazienza, ma io non riuscivo a bere quella roba velocemente. Mi disse che sarebbe entrato e che avrei dovuto raggiungerlo non appena avessi finito il secondo bicchiere..A quel punto cominciai a sentire un po' caldo: sarebbe bastato per scollare i miei piedi dal pavimento? Tre bicchieri. Si, ma sarebbero bastati per smettere di balbettare? Quattro! Ora sapevo che i pesi di piombo alle caviglie sarebbero spariti. Cinque. Sei? Quando mi svegliai, il ballo era finito. Praticamente non ho partecipato al mio secondo ballo, ma lo conto ugualmente.

Al mio terzo ballo potevo contare sulla solidarietà di Zack. Capì i miei problemi e mi assicurò che questa volta mi avrebbe manovrato come una marionetta, mi avrebbe tenuto sotto controllo ad ogni passo, portandomi a quel successo lascivo sognato da tutti gli adolescenti.

Aveva preso in prestito la Corolla due porte di suo fratello. Questo era un vantaggio, mi confidò. "Una volta seduto dietro con lei, la ragazza si sentirà a disagio per paura di disturbare quelli che si sbaciucchiano sul sedile davanti, così se ne starà lì ferma qualsiasi cosa accada."

"Davvero?" Sorrisi pregustandomi la scena.

"Ok, due boccate, deglutisci. Bene. Raddrizzati gli occhiali e andiamo."

La pista da ballo era debolmente illuminata, un esperimento di luci da discoteca fatto con tubi fluorescenti difettosi; tremolavano ad intermittenza.

Originale heh?."Zack, ho una domanda. Come si balla? Con quale piede comincio?"

"Semplice. Non pensare ai piedi, concentrati solo sulle parole dolci accompagnandola per la pista. Se lei balla bene ti tirerà fuori dai guai, se balla male, non noterà la differenza. Ora vai e scegliti tre pollastrelle che ti piacciono. Se la prima ti scarica, passa direttamente a quella dopo senza fermarti."

Così vagai attorno alla sala cercando attentamente la più bella.

Zack stava già ballando – ballando, non camminando.

Mi avvicinai alla prima ragazza. "Ti va di ballare?"

"No grazie, sono troppo stanca."

"Ma…"

Dimenticala, segui il consiglio di Zack, passa alla numero due.

"Ti va di ballare?"

"Non molto." Comunque era incoraggiante, non aveva detto proprio di no. Quando mi allontanai vidi la "troppo stanca" alzarsi e sorridere allegramente mentre si dirigeva verso la pista con uno yuppie. Non importa, continua.

"Ti va di…"

"Neanche per sogno!".Trovai un angolo al buio e mi sedetti nell'ombra a valutare le mie possibilità di vita. Un monaco. Un ricercatore nell'Antartico. Guardavo Zack ballare con diverse ragazze, a lui dicevano sempre di sì. Ogni volta che se ne sedeva una, lui andava da un'altra, senza problemi, senza rifiuti, senza bisogno della psicanalisi o della consulenza della Lifeline.

Più tardi, mentre si beveva una Coca, mi avvicinai furtivamente a lui.

"Come va Zack?"

"Alla grande! Stasera ci sono ragazze carine, alcune proprio deliziose. Comunque non ho ancora trovato quella veramente brutta."

"Come?"

"Sono le migliori; fidati. La bellezza è solo superficiale."

"Heh?" Di cosa stava parlando?

Mi guardò serio. "Come ti va? Non ti ho visto ballare."

"Io? Beh, non sono ancora entrato in azione. Mi sto solo riscaldando."

Mi scrutò attentamente in viso. " Penso di sapere qual è il problema. Gli occhiali, togliteli."

"Ma non ci vedo! Senza sono quasi cieco."

"Cosa devi vedere? Le ragazze sono sedute da quella.parte, i ragazzi sono in piedi da questa. Vai là e chiedi ad una di loro di ballare con te. E non pescare Miss Mondo. Vai!"

Mi diressi là, verso gli angoli più scuri, dove Zack non mi avrebbe visto deluderlo. Forse aveva ragione, ma sicuramente non vedevo molto senza i miei occhiali. Scelsi una ragazza scialba che, anche al buio e senza lenti, sembrava di seconda classe. Mi chinai vicino a lei, come i venditori di macchine usate.

"Ti va di ballare?"

La faccia offuscata si avvicinò lentamente e nel frattempo misi a fuoco. Si avvicinò perché il ragazzo che la possedeva si stava alzando.

"Tu, finocchietto!"

Mi spostò la faccia con la mano, facendomi cadere all'indietro tra la folla e con qualche capriola finii sulla pista. Se avessi più autostima avrei potuto fingere che si trattasse di break dance.

Sgattaiolando via verso la zona illuminata, mi misi gli occhiali. Avrei anche potuto restare celibe, ma almeno avrei vissuto abbastanza per godermi la mia vita da single.

Poi la vidi. Una ragazza assolutamente libera seduta da sola. Nessun fidanzato al buio che la tenesse per mano..Aveva un viso splendido, due bei "polmoni", ed un delizioso abito che le scopriva le spalle. Ero già stato umiliato al massimo, ora non avevo niente da perdere. Perché no?

"Ti va di ballare?"

"Potrei."

"Cosa?"

"Se balli anche con la mia amica."

"Dov'è?"

"A prendere da bere."

"Certo, ballerò con tutte e due."

Che strano, due al prezzo di una! Lei era la ragazza più sexy e raffinata di tutta la sala, e questa volta indossavo gli occhiali. Dov'era Zack? Ora potevo mostrargli come si faceva. L'unico problema era che Janice non stava ballando – come me – stava camminando. Dopo la camminata mi disse: "Basta così! Sediamoci finchè non trovo la mia amica."

Ma quando ci sedemmo disse "Non devi più ballare con la mia amica ora, sta già ballando."

"Va bene. Qual' è la tua amica?"

"Laggiù, con le calze nere e le infradito."

Oddio, stava ballando con Zack! Aveva la struttura di un furgoncino, davanti e dietro, indossava occhiali spessi come il fondo di una bottiglia, enormi pantaloni fino al.ginocchio, i denti necessitavano di un ortodontista, i capelli erano di diversi colori, biondi, castani, neri, legati in due codini. Povero Zack.

Ma aspettate. Non poteva essere una strategia di Zack per accaparrarsi la mia accattivante Janice? Lui era subdolo, crudele e scaltro. Stava combinando qualcosa.. Ma quando il loro ballo finì, rimasero in pista, non si sedettero affatto. Ballarono una canzone dopo l'altra, mentre io rimasi seduto in panchina con Janice: il suo unico interesse nella vita era mettere i numeri al Lotto.

"Questo è ciò che faccio di solito al sabato sera. E' così eccitante quando cominciano a uscire i tuoi numeri." Ed io pensai: stasera, con un po' di fortuna, faremo qualcosa di ancora più eccitante.

Seduto vicino a Janice, notai quanto fosse bella. Il suo trucco era perfetto, come una modella, i suoi capelli erano stupefacenti, ogni ciocca prendeva volume come nella pubblicità dello shampoo. Ed ora scoprivo che aveva una di quelle voci sommesse e sensuali, del tipo "sono tua", che mi mandava i brividi lungo la schiena. Il problema era che non avrebbe più ballato, ma sarebbe rimasta seduta ad aspettare che la sua amica tornasse..Presto giunse il momento di andare. L'orchestra smise di suonare; Zack arrivò con qualcuno a cui non volevo stare accanto. Janice mi presentò la sua amica, Marlene, che continuava a raccontare barzellette che non capivo, ma che facevano morire dal ridere Zack. Lo presi da parte mentre loro trafficavano con le borsette. "Qual è il piano Zack?"

Feci uno sguardo da aquila. Stava forse progettando il vecchio giochetto dello scambio? "Andiamo a parcheggiare? Io mi siederò dietro con Janice" volevo che questa parte fosse chiara; chi stava con chi.

"Le porteremo direttamente a casa, vivono in un bilocale sulla Estate Street. Janice è uno schianto, vero?"

Che cosa aveva in testa? Adularmi. Pensava forse che sarei cascato in quel vecchio giochetto dove lui fa apprezzamenti su Janice, io ricambio su Marlene, poi lui informa Marlene di ciò che ho detto e fa uno scambio? Non c'è storia. Non avrei fatto cenno della presenza di Marlene, anche se, considerata la stazza, sarebbe stato difficile non notarla. "Che ne hai fatto di tutte la altre ragazze con cui hai ballato, non hai intenzione di…"

"Guarda, dimentica le belle ragazze. Il mio consiglio è di cercarsi quelle brutte."

"Allora tu puoi star tranquillo!!".Camminammo con loro fino alla macchina. Marlene con il braccio sinistro attorno a Zack, l'altro sotto la sua camicia. Scoprii che Janice odiava tenersi per mano – infatti era proprio contraria al farsi toccare. Questo era dovuto al fatto che eravamo in pubblico, mi dissi. La sua voce, pensavo rivelasse il suo vero desiderio: bollente, languido e sensuale. Si salvi chi può quando saremmo restati soli!!

Dopo che Zack aprì la portiera, restammo in piedi ad aspettare Janice, che aveva deciso di raccogliere qualche fiore del giardino vicino. Mentre aspettavamo Zack e Marlene si abbracciarono appassionatamente. Stava cercando di sedurre Janice mostrandole quanto ci sapeva fare? Qual era il metodo? E soprattutto, perché si stava punendo in quel modo?

In macchina cominciai ad essere un po' nervoso. Dovevo entrare in sintonia con Janice velocemente, o avrebbe potuto infatuarsi di Zack.

I complimenti di solito funzionano.

"Avrei voluto portarti dei fiori stasera."

"Perché?" la sua voce calda si sentiva appena, morbida come una carezza.

Le sussurrai all'orecchio in modo che solo lei potesse sentire. "Perché sei così sexy..."."Non mi interessano molto i fiori, ma se conto i petali posso mettere i numeri al Lotto."

Quando arrivammo a casa loro notai una Porsche rossa fiammante percheggiata di fronte. "Wow! Chi è il vicino ricco sfondato?"

"Oh è mia," rispose Marlene.

Zack chiese, "Perché non l'hai guidata stasera?"

"Beh, trovo che questa sia più pratica." E gli diede un colpetto affettuoso sulla coscia.

Non riuscivo ad immaginarmi che fosse sua. "E' di tuo padre?"

"No," disse ridendo. "Lui guida una vecchia HQ. Io lavoro per la ricerca e la correzione dei software alla IBM; quella era la parte di un'offerta che non potevo rifiutare."

Giunti nell'appartamento mi accorsi che Zack aveva ragione. Come avrei voluto avere tra le mani la sua enciclopedia…

Marlene lo trascinò direttamente in camera da letto e chiuse a chiave la porta. Non li rividi più quella notte, sebbene mi capitò di sentirli di tanto in tanto.

Zack era in camera da letto, luci spente, occhi chiusi ermeticamente, a fare tutte quelle cosacce di cui io potevo solo sognare; mentre io ero bloccato in cucina con una ragazza incantevole, a compilare le schedine del Lotto.




© Copyright, Marcus Clark 2002

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